Acqua in Calabria

 L’ACQUA IN CALABRIALa Giunta regionale di centrodestra mediante la costituzione della società Sorical Spa, che dovrà occuparsi della gestione delle risorse idriche in Calabria, ha sancito la privatizzazione in Calabria dell’acqua, bene primario e comune.Della società oltre alla Regione Calabria, fanno parte la Enel Hydro  Acquedotto pugliese e la Multinazionale VeoliàLa privatizzazione avviene in maniera arrogante e con una evidente volontà, meglio complicità, a svendere una delle poche risorse di cui dispone la Calabria.Infatti, si costituisce la società nonostante il parere "vincolante" espresso dalla Commissione consiliare, che poneva molte condizioni di non secondaria importanza ed alle quali la Giunta regionale non si è mai adeguata. Ciò nonostante, nell’offerta formulata dall’Associazione temporanea d’imprese per entrare nella società mista, veniva prevista espressamente la contribuzione per la realizzazione di opere per un importo di lire 601 miliardi, aumentata a 652 miliardi.Le riscossioni dei crediti pregressi per la fornitura di acqua, pari a 700 miliardi di vecchie lire, viene affidata alla società Sorical Spa, senza che tutto ciò fosse previsto nel bando e nell’aggiudicazione. Questo regalo, contenuto nella convenzione successiva al bando di gara e che contrasta con esso, comporta un arricchimento illecito della società ai danni della Regione, che ha un proprio servizio riscossione attuato con i propri uffici.A tutto ciò si aggiungono: la cessione gratuita degli impianti di approvvigionamento e della rete di distribuzione, la gestione reale della società, che spetta al socio privato in quanto si riserva il diritto, bontà sua, di indicare l’amministratore delegato.Il tutto senza pretendere, ovviamente, nulla in cambio, né in termini di investimenti, né, soprattutto, in termini di garanzie per le tariffe da applicare su noi malcapitati calabresi, né tanto meno l’efficace erogazione nei rubinetti.Strada libera per i grandi predoni che scendono in Calabria sicuri di trovare le porte aperte, lasciate loro dai convitati del centrodestra.Predoni moderni, che sommati a quelli antichi, condannano questo territorio a rimanere luogo del sottosviluppo, zona franca, terra da colonizzare. Utile solamente a coloro che con pochissimi investimenti, realizzano grandi profitti, senza che in Calabria venga reinvestito un solo euro di essi. Il tutto secondo il motto "il pubblico paga ed il privato gestisce per realizzare profitti".

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blocchiamo i predatori dell’ acqua

BLOCCHIAMO I PREDATORI DELL’ACQUA E ANCHE I VANDALI DEL CREATO. La Chiesa Cattolica  ha celebrato nel 2007 la Giornata per la salvaguardia del Creato con particolare riguardo all’ACQUA, volendo così testimoniare e ricordare a tutti i cristiani l’importanza vitale della salvaguardia della tutela dell’ambiente come dono che Dio ha affidato all’umanità:custodire e coltivare la terra come un giardino (GN 2,15); l’acqua è elemento fondamentale e decisivo per la vita di tutti gli esseri viventi del pianeta azzurro.La Chiesa Cattolica ha riconosciuto alcuni punti fondamentali nel considerare l’ACQUA come:a)       l’acqua è un bene comune della famiglia umana, da gestire in modo adeguato per garantire la vivibilità del pianeta, ma soprattutto garantire l’accesso all’acqua potabile alle generazioni future, per questo motivo è necessario impostare politiche dell’acqua capaci di contrastare gli sprechi e gli abusi che questi comportano, promuovendo nello stesso tempo un uso responsabile rivolto ai settori imprenditoriali ed all’agricoltura.. tutelare la disponibilità di acqua pulita dalle varie forme di inquinamento…..salvaguardando così gli ecosistemi marini e fluviali per serbare la diversità biologica esistente.b)      Il principio di responsabilità dei governanti e dei politici, incapaci di proporre nuovi stili di vita, nel segno della sobrietà e del risparmio sui consumi…c)       E’ necessario regolare con leggi la destinazione universale dell’acqua, in quanto Bene Comune di tutti.L’Acqua non è una realtà economica –da considerare una merce-, ma un dono derivante dalla creazione, l’acqua per cui ha una destinazione universale, da regolamentare a livello normativo, i soggetti pubblici devono garantire ad ogni essere vivente il diritto fondamentale all’acqua.Proprio perché senza acqua la vita è minacciata, come evidenziato dal Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, tale diritto è universale e inalienabile (n.485).Il Consiglio Ecumenico delle Chiese più volte ha sottolineato la relazione esistente tra la considerazione dell’acqua come dono e il diritto all’accesso all’acqua potabile a tutti i popoli.Detto ciò riteniamo importante informare i cittadini dell’Alta Valtellina che in Italia è stato costituito il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua al cui interno si adoperano Comitati territoriali, associazioni, forze culturali e religiose, rappresentanti sindacali e di partiti politici, i quali, in pochi mesi e tutto all’insegna del volontariato, hanno raccolto più di 400.000 firme in tutta Italia a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico. In Altavaltellina la raccolta firme è stata organizzata in tre comuni (Bormio-Valdidentro e Valdisotto) ed ha ottenuto circa un migliaio di firme.A seguito di tale impegno profuso annunciamo che la nostra battaglia sull’Acqua ha prodotto in questi giorni il risultato che il Senato della Repubblica Italiana  ha approvato la moratoria sui processi di privatizzazione del sevizio idrico come da:

Testo della moratoria approvato in senato

Art. 26-bis. (Disposizioni in materia di servizi idrici)
1. Al fine di assicurare la razionalizzazione e la solidarietà nell’uso delle acque, fino all’emanazione delle disposizioni adottate in attuazione della legge 15 dicembre 2004, n. 308, integrative e correttive del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, contenenti la revisione della disciplina della gestione delle risorse idriche e dei servizi idrici integrati, e comunque entro e non oltre dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto non possono essere disposti nuovi affidamenti ai sensi dell’articolo 150 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152. La titolarità delle concessioni di derivazione delle acque pubbliche è assegnata ad enti pubblici.2. Nell’ambito delle procedure di affidamento di cui al comma 1 sono ricomprese anche le procedure in corso alla data di entrata in vigore della presente legge fatte salve le concessioni già affidate.

3. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, predispone e trasmette alle Camere una relazione sullo stato delle gestioni esistenti circa il rispetto dei parametri di salvaguardia del patrimonio idrico e in particolare riguardo all’effettiva garanzia di controllo pubblico sulla misura delle tariffe, alla conservazione dell’equilibrio biologico, alla politica del risparmio idrico e dell’eliminazione delle dispersioni, alla priorità nel rinnovo delle risorse idriche e per il consumo umano". Riteniamo fondamentale il diritto all’informazione da parte delle autorità locali a tutti i cittadini, perché solo attraverso la consultazione e la costruzione del consenso le autorità locali dovrebbero apprendere ed acquisire dai cittadini le strategie migliori per formulare scelte politiche-ambientali riguardanti il patrimonio pubblico, questo secondo il principio della cooperazione e della integrazione….. e non della demagogia….Vogliamo ricordare a tutta la Comunità dell’Alta Valtellina che l’Italia  è stata condannata dalla Corte di Giustizia delle Comunità  Europee: sentenza del 20 settembre 2007 causa C-304/05 vedasi Mondiali 2005, CHI PAGA POI SONO TUTTI I CONTRIBUENTI ITALIANI, MENTRE ALCUNI SI SONO ARRICCHITI…..sulla nostra pelle.

PER DARE INFORMAZIONI CORRETTE A TUTTI I CITTADINI:

è orami noto come lo sfruttamento idroelettrico in tutta la provincia di Sondrio abbia conseguenze devastanti sul territorio, le azioni di cannibalismo imprenditoriale rivolte all’ambiente da parte di SpA per la produzione di energia elettrica rendono profitti ingentissimi.

Occorre riflettere circa la corsa per innevare a quote sempre più basse, in una lotta assurda contro il costante innalzamento di quota della neve naturale. Si consideri che i gestori degli impianti di risalita pagano un canone che va da euro 13.515  per 3 milioni di metri cubi annui ad un canone minimo di euro 1.843. Se facciamo due conti ecco il risultato: 1 metro cubo di acqua equivale a mille litri, il consumo di acqua dolce per fare la “neve tecnica” varia da 200 a 500 litri al minuto (da 2 a 8 litri al secondo); e cioè 18000 litri nell’arco di un’ora in un periodo in cui le temperature sono più basse.
Un cannone spara neve funziona mediamente 10 ore nell’arco di una giornata ( in prevalenza nelle ore notturne quando la temperatura è più bassa );  ne consegue un consumo di 180.000 litri d’acqua dolce che equivale al consumo idrico di circa novecento persone se ci riferiamo a un consumo pro capite di circa 200 litri d’acqua al giorno (media europea). In conclusione deduciamo che in  località turistiche invernali importanti come Bormio, Valfurva, Madesimo Valmalenco, Livigno etc etc ove vi sono centinaia di cannoni in 3 o 4 giorni si superano di gran lunga i 180.000 litri per cannone,  10 cannoni in una notte equivale ad un consumo di litri di acqua dolce 1.800.000. A Bormio per i mondiali di sci hanno funzionato per un mese intero centinaia di cannoni utilizzando una quantità abnorme di acqua potabile  sottraendo così ai cittadini un patrimonio pubblico……  
Un altro passaggio importante sono le concessioni di "attingimento" la concessioni viene rinnovata ogni anno per un massimo di 5 anni: alla domanda, ma i gestori sparacqua da almeno 15 anni fanno neve artificiale ….. c’è qualcosa che non quadra nei conti.DOVE SONO I CONTROLLORI?????????Ulteriore dato da non sottovalutare è il consumo energetico per ogni ettaro di superficie innevata che varia tra i 2000 e i 7000 Kw/h. Per dare un’idea delle grandezze in campo, ciò è riferibile all’utilizzo annuo di energia elettrica di 8 famiglie.Rammentiamo l’art.1  secondo comma dello Statuto del Parco Nazionale dello Stelvio che così recita:“il Consorzio di gestione ha personalità giuridica di diritto pubblico, è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’ambiente ed è articolato in organi ed uffici su tutto il territorio del Parco”…..In conclusione, sono il Corpo forestale dello Stato e i servizi forestali delle Province Autonome, deputati ai fini della sorveglianza.Invitiamo tutti i cittadini a rendersi partecipi del controllo del proprio patrimonio pubblico recandosi presso la sede del Consorzio del Parco per la lettura degli atti deliberati e pubblicati negli appositi spazi che devono essere accessibili e di facile lettura per tutti i cittadini.Comitato Acqua PubblicaProvincia di Sondrio

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lista associazioni e singoli

 rete lilliput logo

RETE LILLIPUT NODO DI REGGIO CALABRIA

referenti:

Luca Laudari & Saso

 

agesci

Co.Ca. AGESCI RC7

csoa cartella

 

CSOA A: Cartella

amnesty international

Amnesty International

logo microdànisma

     Microdànisma (finanza etica)

Liberi tutti

SAE

prete

Padre Giovanni Ladiana

Centro Studi Quasimodo

Luciana Bova

Manuela Canale

Bottega SudSud (Altromercato)

Confcooperative

Operanomadi 

Un ponte per… 

(la lista è incompleta, verrà integrata il prima possibile)

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Gettare la rete, la Strategia lillipuziana

Gettare la rete, la Strategia lillipuziana

Quello che segue e’ il documento che ha dato l’avvio alla Rete di Lilliput nel luglio del 1999.

Un patto tra campagne, associazioni e arcipelago dei gruppi locali per una strategia lillipuziana
Venti anni di globalizzazione e neoliberismo hanno sconvolto la faccia del pianeta. La ricchezza non cessa di crescere, ma ancor più drammaticamente sono aumentati i processi di esclusione, impoverimento, distruzione dei beni naturali. Uno straordinario trasferimento di risorse e poteri si è realizzato a beneficio di attori privati, in larga misura transnazionali, socialmente non responsabili e non trasparenti. Le forme della democrazia e della politica che tradizionalmente abbiamo conosciuto, legate a doppio filo agli stati nazionali, risultano così come sono largamente inadeguate a governare questi processi. Tuttavia, alla metamorfosi dei poteri, alle nuove esigenze della cittadinanza, più prontamente della politica classica nuove forme di partecipazione hanno reagito, assorbendo le passioni e le inquietudini del cambiamento: migliaia di associazioni in tutto il mondo si battono per riaffermare diritti antichi e nuovi, con l’intelligenza di chi guarda al proprio territorio in una prospettiva globale.

Qualcuno ha definito questo pezzo di società in movimento "l’arcipelago lillipuziano".
Nella favola I viaggi di Gulliver, i minuscoli lillipuziani, alti appena qualche centimetro, catturavano Gulliver il predone, di tante volte più grande di loro, legandolo nel sonno con centinaia di fili. Gulliver avrebbe potuto schiacciare qualsiasi lillipuziano sotto il tacco dello stivale, ma la fitta rete di fili tessuta intorno a lui lo immobilizzava e lo rendeva impotente. Di fronte alle schiaccianti forze e istituzioni globali, cittadini e associazioni possono in modo analogo utilizzare le fonti di potere relativamente piccole di cui dispongono e combinarle con quelle in possesso di altri partecipanti ad altri movimenti in altri luoghi.

Forza e debolezza delle associazioni
Questo arcipelago vive in Italia un paradosso profondo: esso è ricco di partecipazione e di creatività, di analisi e di strategie, ma è povero di visibilità, di capacità di mettersi in relazione, di incidere, rinchiudendosi continuamente in un orizzonte quasi solo testimoniale, che ancora non modifica i meccanismi profondi, non fa opinione e non diventa politica. Nel nostro paese c’è un tesoro nascosto, eppure è come se fossimo privi della mappa per accedervi.

Quello che ci accomuna
Quello che ci accomuna è la volontà di lottare contro i gravi problemi che affliggono il mondo da un punto di vista sociale e ambientale. Ciascuno di noi interviene nel modo che gli è più congeniale con iniziative di solidarietà, di resistenza e di informazione con l’intento di soccorrere le vittime e di fermare la mano degli oppressori. Ma il nostro obiettivo ultimo è l’equità e proprio per questo sappiamo di dovere fare di più. Sappiamo che dobbiamo riscrivere le regole dell’economia, perché la ricerca dell’equità fa cadere i presupposti di fondo su cui funziona quest’economia. Questa sfida potrà essere vinta solo se saremo capaci di introdurre profondi cambiamenti nel modo di gestire le risorse, di concepire il lavoro, di organizzare la produzione, di contribuire ai servizi pubblici, di garantire la sicurezza sociale. In una parola potrà essere vinta solo se sapremo costruire un’altra economia. Possiamo realisticamente pensare di farcela continuando a lavorare in ordine sparso, come attualmente facciamo, e limitando i nostri obiettivi al solo piano della sensibilizzazione?

Insieme, ma come?
La riflessione sulle modalità di un’azione comune ha costituito uno dei punti su cui ci andiamo interrogando insieme da anni: come aumentare l’efficacia senza irrigidire? Come incanalare le energie senza creare gerarchie? Come coalizzarsi in determinati frangenti decisivi senza perdere la ricchezza delle mille differenze? Come accentuare la visibilità senza riprodurre in piccolo i meccanismi della politica-spettacolo e vuota di partecipazione che subiamo ogni giorno? Non si tratta qui di pensare a delle strutture nazionali che soffochino la molteplicità e la diversità in un’unica sigla. Si tratta piuttosto di avviare un processo di comunicazione dal basso, una messa in rete, un percorso federativo per la creazione di un contesto comune. Un contesto in cui ogni singola associazione venga non solo salvaguardata, ma addirittura possa trarre le risorse di cui necessita, in un orizzonte di reciprocità. Un contesto, un contenitore che renda più coerenti ed efficaci le microazioni di centinaia di gruppi e persone che si muovono in ogni parte d’Italia sulle sollecitazioni che dalle tante campagne e organismi nazionali partono.

Il progetto che vogliamo realizzare
Vogliamo fare in modo che la disponibilità all’impegno di tanti gruppi grandi e piccoli presenti in ogni angolo del paese riesca a diventare una grande voce, capace di farsi sentire e di incidere rispetto alle impostazioni economiche che stanno alla base dei gravi problemi sociali e ambientali che affliggono il pianeta: il debito, il MAI, la speculazione finanziaria internazionale, lo sfruttamento del lavoro, il commercio selvaggio, le politiche di FMI e Banca Mondiale. Vogliamo fare anche in modo che l’aspirazione ad un’economia nuova, fondata sulla sobrietà, sull’equità, sulla sostenibilità, cominci a farsi proposta concreta. Per riuscire in questo progetto dovremo lavorare contemporaneamente sul piano politico e su quello organizzativo. Sul piano politico dovremo progettare le nostre campagne in modo da attuare un piano intelligente di resistenza e di proposte. Sul piano organizzativo dovremo fare crescere i coordinamenti a livello locale; dovremo mettere in rete, in maniera stabile, i vari coordinamenti locali; dovremo creare dei canali di comunicazione per far circolare le idee, le informazioni e per diffondere le campagne; dovremo inventare delle modalità di partecipazione agili ed effettive. Se riusciremo a fare questo nelle tante città in cui le mille realtà lillipuziane si mobilitano continuamente, a mettere in comunicazione le tante reti territoriali costruendo una rete di reti, il salto di qualità che auspichiamo sarà meno lontano.

Cosa vi chiediamo: uscire dalla propria particolarità… per tornarci con più forza
E’ per questo che come responsabili di campagne e organismi nazionali impegnati da anni su questi temi abbiamo pensato di collegarci nel Tavolo delle Campagne e di chiedere a te e a ciascuno di voi, che abbiamo individuato come primi referenti territoriali possibili di un simile percorso, di segnalarci la vostra eventuale disponibilità a collaborare con noi nei prossimi mesi. Noi sappiamo che tutti voi già siete mobilitati su una o più Campagne o iniziative promosse dai partecipanti al Tavolo. Quello che vi chiediamo non è di aggiungere un’altra Campagna alla vostra già fitta agenda, né di mettere da parte quanto state già facendo, ma di potenziarlo, sperimentando una diversa modalità di intervento. Individuare dei fuochi comuni, dei temi determinanti particolarmente urgenti, su cui far convergere una mobilitazione comune in tutta Italia. Su questi vogliamo creare una forza unitaria che possa anzitutto aumentare la capacità di mobilitazione locale.Non vi stiamo chiedendo di collaborare di più con noi. Vi chiediamo di collaborare tutti insieme, uscendo ciascuno dalla particolarità (territoriale, di obiettivi) della propria azione.

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Il Manifesto della Rete di Lilliput

Il Manifesto della Rete di Lilliput

In un momento in cui sembrano valere solo le leggi del mercato e del profitto mentre le istituzioni democratiche stanno perdendo credibilità e potere

NOI

associazioni, gruppi e cittadini impegnati nel volontariato, nel mondo della cultura, nella cooperazione Nord/Sud, nel commercio e nella finanza etica, nel sindacato, nei centri sociali,nella difesa dell’ambiente, nel mondo religioso, nel campo della solidarietà, della pace e della nonviolenza

DIAMO AVVIO ALLA RETE DI LILLIPUT PER UNIRE IN UN’UNICA VOCE LE NOSTRE MOLTEPLICI FORME DI RESISTENZA CONTRO SCELTE ECONOMICHE CHE CONCENTRANO IL POTERE NELLE MANI DI POCHI E CHE ANTEPONGONO LA LOGICA DEL PROFITTO E DEL CONSUMISMO ALLA SALVAGUARDIA DELLA VITA, DELLA DIGNITÀ UMANA, DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE.

Come i piccoli lillipuziani riuscirono a bloccare il gigante Gulliver, legando ciascuno un singolo capello del predone, così noi cerchiamo di fermare il tiranno economico conducendo ciascuno la nostra piccola lotta in collegamento con gli altri. Per questo abbiamo costituito la Rete di Lilliput: per ampliare l’efficacia delle nostre singole opposizioni condividendo esperienze, informazioni, collaborazioni e concordando mobilitazioni comuni.

La recente sconfitta dell’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, lo stop che l’Organizzazione Mondiale del Commercio ha subito a Seattle, la creazione di sempre più stretti contatti, collaborazioni ed iniziative tra i movimenti che a livello mondiale si oppongono agli effetti devastanti della globalizzazione e dell’economia dimostrano che è possibile bloccare la macchina globale con i granelli di sabbia. Il nostro obiettivo a lungo termine è la costruzione di un mondo dove ogni abitante della terra possa soddisfare i propri bisogni materiali, sociali e spirituali nel rispetto dell’integrità dell’ambiente e del diritto delle generazioni future ad ereditare una terra feconda, bella e vivibile.

Nell’immediato ci opponiamo alle scelte economiche che attentano alla democrazia, che portano a morte il pianeta e che condannano miliardi di persone alla miseria. Le nostre strategie d’intervento sono di carattere non violento e comprendono l’informazione e la denuncia per accrescere la consapevolezza e indebolire i centri di potere, il consumo critico e il boicottaggio per condizionare le imprese , la sperimentazione di iniziative di economia alternativa e di stili di vita più sobri per dimostrare che un’economia di giustizia è possibile.

Ci impegniamo a realizzare tutto questo in un rapporto di dialogo e di collaborazione con tutti gli altri gruppi, reti e movimenti che in Italia e all’estero si battono per gli stessi obiettivi. Siamo certi che mettendo in comune idee, conoscenze, risorse, e iniziative, potremo ostacolare il cammino della globalizzazione al servizio delle multinazionali per contrapporre una globalizzazione al servizio degli essere umani.

Questa è la nostra strategia lillipuziana, questo è il potere di cui ciascuno di noi dispone.

Esercitiamolo insieme per ottenere dei risultati concreti.

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Chi siamo

Chi Siamo

Il cammino della Rete di Lilliput prende avvio nel 1999 sulla spinta di un Manifesto di intenti elaborato dal Tavolo delle Campagne, un gruppo di coordinamento formato dalle principali Associazioni e Campagne nazionali di stampo sociale. La Rete si propone come

obiettivo principale quello di far interagire e collaborare le miriadi di esperienze locali che nel nostro Paese cercano di lottare contro le disuguaglianze nel Mondo.

Si cerca insomma di mettere in atto una "strategia lillipuziana", con la quale poter bloccare il gigante disumano del liberismo sfrenato servendosi di piccoli fili, cioè azioni mirate e concrete, da intessere insieme.

 

Questa volontà comune e diffusa della società civile si è esplicitata con il Primo incontro nazionale tenutosi a Marina di Massa nell’ottobre 2000 che ha dato avvio alla costruzione, faticosa e da compiere un passo alla volta, di questa "idea-sogno" di Rete. Nel secondo incontro nazionale del gennaio 2002 si sono iniziati a vedere i primi frutti di questo

nuovo modo di agire, basato sulla opzione fondamentale della nonviolenza

e su un nuovo metodo di scelta da sperimentare: il consenso fra le varie realtà in gioco.

 

Oggi la Rete di Lilliput e’ una rete laica formata da persone, nodi, organizzazioni e reti collegati e coordinati tra loro, che, superata la fase della semplice resistenza:

– perseguono il cambiamento delle regole che governano le istituzioni finanziarie ed il commercio internazionale;

 

– propongono il cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita, un modello diverso di gestione integrata del territorio, delle risorse naturali (acqua, energia e materia) e dei beni comuni basato sulla partecipazione, sulla consapevolezza dei limiti delle risorse e sulla riduzione dell’impronta ecologica;

 

– si impegnano per una economia di giustizia e solidarietà, per una politica orientata al disarmo, per un modello di difesa popolare nonviolenta e per la gestione nonviolenta dei conflitti, per il recupero della solidarietà sociale e per l’interazione paritetica delle culture.

 

La Rete di Lilliput cerca di praticare il metodo del consenso, sperimenta l’orizzontalità, la leadership diffusa, i metodi partecipativi; persegue la coerenza tra mezzi e fini, tra forma e contenuto; propone una prospettiva di vita basata sul recupero delle relazioni umane e di un rapporto armonioso con la natura. Quanto la Rete crescerà dipende ora solo dallo slancio e la passione che i Lillipuziani sapranno mettere in essa.

 

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